Chronica parva Ferrariensis: confini e diocesi

ducato-di-ferrara-confini-e-diocesiMeglio conosciuto dagli studiosi di cose patrie come “Riccobaldus ferrariensis, magister et notarius“, Riccobaldo Gervasio da Ferrara fu l’autore del “De edificatione urbis Ferrarie“, uno studio manoscritto, verosimilmente composto tra il 1309 ed il 1317, così come ebbe a suggerire Ludovico Antonio Muratori, che poi lo pubblicò anonimo in “Rerum Italicarum Scriptores” (Prima edizione, Mediolani 1726) col nuovo titolo di “Chronica parva Ferrariensis“, strutturata in blocchi da sedici colonne e composta da sei parti: origini di Ferrara (colonne 473-474), idrografia (colonne 475-476), morfologia del territorio (colonne 477-478), insediamenti abitativi (colonna 478), topografia della città (colonne 478-479-480) e vicende politiche dalla morte di Matilde di Canossa al 1316 (colonne 480-488). In questa parte della Chronica vengono principalmente affrontati gli argomenti dei confini del distretto di Ferrara, delle diocesi presenti e delle zone abitate.

ESTENSIONE DEL TERRITORIO FERRARESE

Chronica: colonna 477, riga 73 e colonna 478, riga 11

Adhunc hæ partes olim contiguæ, nunc continuæ primis nominibus nuncupatur, quæ habent longitudinis a Borea XXV millia passuum, a Meridie vero cirtiter XVIII usque in alienos districtus. Hae tres partes Ferrariam fertilitate bonorum fere locupletant. Quarta major est ceteris, longa tamen ab agro Mantuae usque in agrum Argentæ ferme per XXXIII millia passuum; lata vero non multum. Hæc habet a Borea Padum; a Meridie sunt paludes Regii, Mutinæ, ac Bononis.

Traduzione libera: colonna 477, riga 73 e colonna 478, riga 11

Queste parti, che un tempo erano contigue ed ora sono continue, e portano ancor oggi i nomi originari, hanno una lunghezza di venticinque miglia verso Settentrione e di circa diciotto miglia verso Meridione, arrivando fino al distretto di altre terre. E queste tre parti di terre, grazie alla loro fertilità, quasi arricchiscono Ferrara. La quarta parte è la maggiore, non meno lunga di trentatré miglia dai campidi Mantova a quelli di Argenta; di certo, però, non molto larga. Confina a Settentrione (Borea) con il Po; a Meridione vi sono le paludi di Reggio, Modena e Bologna.

CONFINI DEL DISTRETTO DI FERRARA

Chronica: colonna 478, righe 12-24

Totius quidem Districtus Ferrariæ confines hi nominantur. Ad dexteram Padi versus Occasum possidet Mantuanus; ad Meridiem Reginorum, Mutinensium, deinde Bononiensium sunt Paludes. Inde ad Ortum versùs sunt confines Argentenses, Ravennates, Comaclenses, Monasterium Pomposianum Gauro fluvio medio, & Adriaticum Mare. A Borea verò Clugienses, Adrienses, & Paduani pro ditionibus Rhodigii, & Lendinariae noviter acquisitis. Ab Occasu verò sunt Veronensium Paludes & agri usque in Padum. Hi sunt fines, quibus Districtus Ferrariae clauditur.

Traduzione libera: colonna 478, righe 12-24

I confini di tutto il Distretto di Ferrara sono qui nominati. A destra del Po, verso Occaso (tramonto o ponente o occidente) possiedono i Mantovani; a Meridione vi sono le paludi dei Reggiani, dei Modenesi e dei Bolognesi. Quindi, verso Orto (oriente o levante) vi sono i confini Argentani, Ravennati, Comacchiesi, il Monastero di Pomposa assieme al corso medio del fiume Goro e il Mare Adriatico. A Borea (tramontana o settentrione) vi sono i Chioggiotti, gli Adriani ed i Padovani sulla giurisdizione di Rovigo e di Lendinara, nuovamente acquistati. Verso Occaso vi sono le Paludi Veronesi e i campi che si stendono fino al Po. Questi sono i confini tra i quali è racchiuso il Distretto di Ferrara.

BORGHI, VILLE E CHIESE DEL DISTRETTO DI FERRARA

Chronica: colonna 478, righe 25-38

Vicorum, e Villarum numerus totius Districtus esse solebat CXXXIII quarum plurimæ, clade illata à Tyrannis Ferrariæ, & ab hostibus, sunt desertæ. Ecclesiarum Plebes in districtu Ferraiæ XVIII numerantur, quæ Ferrariensi Episcopo subjectæ sunt. Præter has decem, quae aliis subsunt Episcopis. Episcopus Adriæ Plebes habet in Districtu Ferrariæ, Episcopus etiam Cervientis, Episcopus Comaclensis, Archiepiscopus Ravennæ, & Monasterium Nonantulanum Plebem Bondeni. Mira res habetur in districtu Ferraiæ; nam si spatium quinque vel sex millium passuum peragrabis, in quinque Diœcesibus transire poteris hoc modo.

Traduzione libera: colonna 478, righe 25-38

Il numero dei Borghi e delle Ville di tutto il Distretto si soleva quantificare in centotrentatré, moltissimi dei quali sono stati abbandonati a causa della rovina portata dai Tiranni di Ferrara e dai nemici. Le Pievi delle Chiese del Distretto di Ferrara sono stimate in trentuno. Eccetto altre dieci che obbediscono ad altri Vescovi. Il Vescovo di Adria ha delle Chiese nel Distretto di Ferrara, come pure il Vescovo di Cervia, il Vescovo di Comacchio e l’Arcivescovo di  Ravenna, mentre il Monastero di Nonantola ha la Pieve di Bondeno. Meravigliosa cosa è nel Distretto di Ferrara; infatti, procedendo per un tratto di cinqueo sei miglia, è possibile attraversare la giurisdizione di cinque Diocesi nel modo di seguito descritto.

CINQUE DIOCESI IN SOLE SEI MIGLIA

Chronica: colonna 478, righe 38-52

Cape iter de Villa Finalis Dioecesis Ferrariae, & perge per duo millia passuum, eris in Adriensi Diœcesi. Ibi transiens Padum eris in Villa Medelana Diœcesis Cerviensis. Pergens inde versùs Meridiem ad passus quingentos, pervenies in Villam Sanctorum Viti & Modesti, quæ Diœcesis Ravennatis habetur. Inde progrediens per (N.d.R. Il Muratori, nell’edizione in mio possesso, non riporta la dicitura “per Villam Ducati“, ovvero “per la Villa di Dogato“) Villam Libollæ per millia passuum duo vel paulo plus, eris in Diœcesi Comaclensi. Si ergo à Villa Finalis Diœcesis Ferrariæ usque in Villam Libollam feceris iter per quinque, vel sex millia passuum, calcaveris solum quinque Dioecesium, scilicet Ferrariensis, Adriensis, Cervientis, Ravennatis, & Comaclensis.

Traduzione libera: colonna 478, righe 38-52

Andando verso Finale Emilia, nella Diocesi di Ferrara, e procedendo per due miglia, si arriva alla Diocesi di Adria. E se in quel punto si oltrepassa il Po, si è nella Diocesi di Cervia. Andando poi verso Meridione per cinquecento passi (NdR – Mezzo miglio) si arriva nella Villa dei santi Vito e Modesto, Diocesi di Ravenna. Quindi, andando per la Villa di Dogato, per due miglia o poco più, si arriva alla Diocesi di Comacchio. Così dunque, dalla Villa del Finale, che è nella Diocesi di Ferrara, alla Villa di Libolla, procedendo per cinque o sei miglia, si attraversano cinque Diocesi, cioè: Ferrarese, Adriese, Cerviese, Ravennate e Comacchiese.

ANTICO NOME DI FERRARA

Chronica: colonna 478, righe 53-64

De Agri Ferrariensis qualitate, & quantitate descriptione facta, restat exponi de situ & qualitate ejus Urbis, & de numero Ecclesiarum, in quibus ibi colitur nomen Christianum. Episcopalis Sedes primò fuit in Vico Aventino, qui nunc dicitur Vicoventia, secus quam olim fluvius Sandalus defluebat de Pado antiquo in Padum, qui labitur præter Argentam. Secundò fuit apud Ecclesiam Santi Georgii in capite Insulæ, ubi & Cives habitant, & is locus Ferriola dicebatur à nomine partis Padi, quæ nunc dicitur Fossa.

Traduzione libera: colonna 478, righe 53-64

Dopo aver descritto le qualità e l’estensione del Territorio Ferrarese, non resta che parlare del luogo e della qualità della sua città e del numero delle sue Chiese, nelle quali si coltiva il nome di Cristo. La prima Sede Vescovile fu a Vico Aventino (Voghenza), presso la quale già scorreva il fiume Sandalo, dal Po antico al Po che passa per Argenta. La seconda sede fu presso la Chiesa di San Giorgio, in capo all’isola dove abitano i Cittadini, e nel luogo che si chiamava Ferriola, dal nome di quella parte del Po, che ora è detta Fossa.

Chronica: colonna 478, righe 64-72

Cùm Cives Ferrariæ tunc molesti, & invisi essent Ravennatibus, & viribus impares, consilio publico deliberatum est inde migrare cum omni re famili, & ædificiorum materia, & sedem ultra flumen ponere eo loco, quo nunc Civitas visitur. Nomen quoque Civitati novæ dederunt, quod est Ferraria, derivando nomen hoc Ferraria a prisco nomine Ferrariola.

Traduzione libera: colonna 478, righe 64-72

Poiché i Cittadini di Ferrara erano divenuti odiosi e molesti ai Ravennati, essendo inoltre inferiori di forze, in seguito a pubblico consiglio fu deliberato di abbandonare quel luogo con tutto il patrimonio di ogni famiglia, compreso il materiale da costruzione, e stabilire la loro sede oltre il fiume, dove al presente si vede la città. E diedero anche il nome di Ferraria alla nuova città, facendolo derivare dall’antico che era Ferrariola.

Chronica: colonna 478, riga72, colonna 479, righe 73-81 est translata, spectans

Hujus autem transmigrationis tempus mihi penitus est ignotum; ideo id temerè scribere non sum ausus. De Æmilia igitur Provincia in Provinciam Venetiam est translata, spectans à Meridie Flumen in ea parte spatiosum et altum. Est quidem inter Civitatem, & Caput Insulæ Sancti Georgii, Insula Sancti Antonii, quæ habet longitudinis circiter stadia quatuor, inter quam, & Civitatem, est pars fluminis.

Traduzione libera: colonna 478, riga 72, colonna 479, righe 73-81

L’epoca di questo passaggio mi è completamente ignota, per cui non ne ho parlato. Quindi passò dalla provincia Emilia a quella della provincia Venezia, e guardò il fiume in quel punto largo e profondo, a Meridione. Tra la città e il capo dell’Isola di San Giorgio si trova l’isola di sant’Antonio, larga circa quattro stadi e tra essa e la città scorre un altro ramo del fiume.

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