Chronica parva Ferrariensis: Riccobaldo Gervasio da Ferrara

Riccobaldo-Gervasio-Chronica-parva-FerrariensisRiccolbaldo Gervasio da Ferrara, noto come “Riccobaldus ferrariensis, magister et notarius“, fu l’autore di uno studio manoscritto intitolato “De edificatione urbis Ferrarie“, composto verosimilmente tra il 1309 ed il 1317, così come ebbe a suggerire Ludovico Antonio Muratori che lo pubblicò “anonimo” in Rerum Italicarum Scriptores (Prima edizione, Mediolani, 1726) col nuovo titolo di “Chronica parva Ferrariensis“. Tale opera, così come venne pubblicata dal Muratori, era suddivisa in sedici colonne e strutturata in sei parti: le origini di Ferrara (colonne 473-474), l’idrografia ferrarese (colonne 475-476), la morfologia del territorio ferrarese (colonne 477-478), gli insediamenti abitativi nel ferrarese (colonna 478), la topografia della città (colonne 478-479-480) e le vicende politiche ferraresi dalla morte di Matilde di Canossa al 1316 (colonne 480-488).

RICCOBALDO GERVASIO

Di Riccobaldo sappiamo che nacque a Ferrara verso il 1245, da tal Buonmercato. Verso il 1274 già svolgeva in città l’attività di notaio, poi svolta a Faenza (1282), a Reggio (1290), a Padova (1293) e a Ravenna (sempre nel 1293), dove rimase fino al 1302 e dove compose anche il “Pomerium Ravennatis ecclesiae seu Historia universalis“, meglio noto col semplice titolo di “Il Pomerio”. Caduti gli Estensi, fece rientro a Ferrara nel 1308 e nel plebiscito del 24 marzo 1310 giurò fedeltà al pontefice utilizzando il nome di “dominus Richobaldus notarius) e dichiarando di abitare presso la contrada “Bucechanallium”, ovvero Boccacanale di Santo Stefano, nel Borgo Superiore, a due passi dal centro (B. Fontana, Documenti vaticani di un plebiscito in Ferrara sul principio del sec. XIV, Atti della deputazione Ferrarese di Storia Patria, 1886, pag. 126).

GLI ANNI DELLA “CHRONICA”

È opinione pressoché comune che il Muratori sia giunto alla conclusione che la “Chronica” sia stata scritta tra il 1309 ed il 1317 poiché nel terzo ed ultimo volume de “Il Pomerio“, la precedente opera scritta da Riccobaldo, egli argomentò del periodo storico che andava dal 1250 al 1312. Per contro, Riccobaldo sarebbe venuto meno al mondo dei vivi nel 1318, quando stava ancora lavorando al “Compendium Historie Romane“, nel cui prologo egli dichiarò di avere un’età di 73 anni.

Sarebbe tuttavia possibile affinare ulteriormente il periodo in cui sarebbe stata scritta la “Chronica parva Ferrariensis“, circoscrivendolo in un arco temporale compreso fra la fine del 1309 e la fine del 1316, poiché in essa vi si cita sia la cessione dei territori di Rovigo e di Lendinara ai Padovani (fine del 1308) che la caduta di Castel Tedaldo (28 agosto 1309), che venne occupato da Venezia. Infatti, nel settembre 1308, il Marchese Francesco si rivolse contro Rovigo, custodita dagli uomini del Marchese Fresco, comandati da Manfredino da Marcaria.

Messosi in nave coperta, alla guida di pochi fidi, Francesco la raggiunse in una mattina di mercato e, dopo essere sbarcato, fece prima innalzare lo stendardo estense e poi corse con tutti i compagni in armi verso la piazza gridando: “Viva il Marchese”. I Rodigini, accorsi numerosi a quel clamore, lo accolsero subito a braccia aperte e poi li aiutarono a scacciare il presidio degli armati del Marchese Fresco; infine, lo acclamarono “Signore della terra di Rovigo“, un titolo che egli però cedette alla Repubblica di Padova, assieme a Lendinara, per la cifra di diecimila lire (Frizzi Antonio, Memorie per la storia di Ferrara, Seconda edizione, Ferrara 1850, Abram servadio Editore, pagg. 242-243).

Infine, l’ipotesi del 1316, come data di conclusione della Chronica, è dovuta al fatto che in essa non si fa cenno alcuno del ritorno della Signoria di Casa d’Este a Ferrara, avvenuta formalmente il 15 agosto 1317, dopo la terribile sollevazione popolare del 5 agosto 1317, contro gli armati catalani al soldo di Roberto d’Angiò, re di Napoli, a cui il Papa Clemente V l’aveva affidata nel vano tentativo di eliminare le cause di nuove sommosse: il solo soldato che riuscì a porre in salvo la propria vita fu il comandante Diego de Larrot poiché il destino lo aveva condotto solo alcuni giorni prima a lasciare la città per far ritorno momentaneo a Napoli.

Il parere del Muratori ebbe però un fiero oppositore in C. Antolini ( Una traduzione italiana della Chronica Parva, Monumenta ferrariensis historiae, Scriptores, fascicolo I, Noto 1899, pagg. 13-40)  che ipotizzò una possibile manomissione operata da Pellegrino Prisciano nel XV secolo. Tuttavia, all’Antolini si oppose il A. F. Massera (L’autenticità della Chronica parva Ferrariensis, in Archivio Muratoriano, volume I, fascicolo 10, 1911, pagg. 549-565), che a dimostrare valida l’ipotesi muratoriana. Lo stesso Massera pubblicò poi un interessante studio sulla figura di Riccobaldo (“Note per la biografia di Riccobaldo da Ferrara, in Archivio Muratoriano, fascicoli 19-20, 1917, pp. 449-459).

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