Ducato di Ferrara: un territorio fra le acque

antico-territorio-ferrarese-ducato-di-ferraraIl territorio vero e proprio dell’antico Ducato di Ferrara, escluse le terre del Rodigino e della Romagna Estense, corrispondeva all’incirca all’attuale provincia ferrarese. Oltre ad essere interamente ricoperto da depositi fluviali accumulatisi durante i secoli, esso era soggetto, e lo è tuttora, al fenomeno della subsidenza, ovvero un lento movimento di abbassamento verticale della superficie terrestre. Le nostre terre di superficie si sono infatti formate in seguito all’aumento ininterrotto dei depositi lasciati dalle esondazioni e dagli straripamenti dei nostri due fiumi: l’Enza (Reno) ed il Padus (Po). Per tali ragioni, la rete idrografica ferrarese è stata “vittima e causa” ad un tempo della strutturazione del territorio ferrarese, così come ora lo conosciamo e che, nel corso dei secoli, ha dovuto fronteggiare diverse tipologie di nemici: l’evoluzione geologica specifica delle zone confinanti con il mare, la sedimentazione da esondazione, la subsidenza naturale del terreno ed il vorticoso alternarsi delle condizioni climatiche. Insomma, le quantità sempre diverse di acque trasportate a valle hanno determinato un costante e diverso alternarsi di fasi erosive e fasi sedimentarie il cui reale valore lo può apprezzare solo quell’archeologo che punti al rinvenimento di reperti che si trovano a profondità comprese fra uno e nove metri.

LE ALTEZZE DEI TERRENI

Se poi pensiamo al fatto che il piano sul quale è stato costruito il Duomo di Ferrara, subito dopo il 1.100 d. C., si trova circa un metro più basso dell’attuale piano della piazza (sotto l’Arco del Cavallo, posto praticamente di fronte al Duomo, esiste un pertugio finestrato che mostra l’antico livello della piazza di Ferrara), ci si rende ben conto di quale valore attribuire ai mutamenti territoriali legati ai fenomeni suddetti. Ma il solo fenomeno della sedimentazione ha concorso in maniera determinante a formare le terre sulle quali si è poi costituito il Ducato di Ferrara.

In pratica, però, lo stesso fenomeno ha poi generato un circolo chiuso poiché la diversa altezza dei terreni rispetto al livello del mare ha influito in maniera determinante sul corso che i vari fiumi hanno seguito per scaricare le loro acque in Adriatico. L’altezza media delle nostre terre rispetto al livello del mare presenta un’escursione che passa dai 18 metri del Comune di Sant’Agostino ai 5 metri di tutta la fascia costiera adriatica, dove la profondità media delle acque di fronte al Delta del Po è di circa 22 metri. Ovviamente, poiché l’evoluzione geologica ha compiuto il suo corso, i suddetti depositi si sono spalmati in maniera differenziata anche sul fondale adriatico, creando così profondità marine ben differenziate fra di loro, minori di fronte alle nostre coste e maggiori di fronte a quelle romagnole e marchigiane.

LA SUBSIDENZA

I fenomeni più tipici dovuti alla subsidenza sono lo schiacciamento dei depositi sedimentari sotto il loro stesso peso ed il prosciugamento delle zone vallive. Questo secondo aspetto, se da un lato ha offerto all’uomo la possibilità concreta di recuperare terreni attraverso le opere di bonificazione delle antiche valli, dall’altro ha dovuto rapportarsi con una pressoché totale riqualificazione delle acque sotterranee contenute nelle falde freatiche, costringendo la Natura ad instaurare dinamiche nuove ed invisibili all’occhio umano, ma assai pericolose per gli assestamenti nel tempo, specialmente quando il peso dell’insediamento umano (abitazioni, fabbriche, centri commerciali, strade, parcheggi) venga a prevalere su quello del semplice sfruttamento agricolo.

A tal proposito, credo che  gli esempi di quanto stia succedendo nella nostra provincia, dai Lidi Ferraresi a certe zone cittadine o dell’entroterra centese e argentano, in occasione di fenomeni piovosi di vasta portata, faccia ben comprendere come, prima di bonificare terreni vallivi e paludosi sia necessario ponderare bene il tipo di riqualificazione che si intende dare alle nuove terre poiché la Natura non ha alcuna difficoltà nel riprendersi con gli interessi ciò che le sia stato strappato, ovvero quel mondo che essa ha contribuito a mantenere tale nel corso di migliaia di anni, attraverso un alternarsi continuo di esili equilibri fra terre emerse ed acque sotterranee.

LE ACQUE

Ogni corso d’acqua interagisce col territorio rispettando “movimenti” collegati a diversi fattori. Innanzitutto vi è la velocità con cui le sue acque si muovono, sia dirigendosi verso il mare che gettandosi in altri corsi d’acqua. Al tempo degli Estensi, il fattore della velocità di deflusso delle acque fu tra gli aspetti forse meno valutati dagl’ingegneri ducali, per cui esso contribuì a non risolvere in maniera definitiva il problema idrico affrontato con le bonifiche.

Infatti, nelle nostre zone del tutto pianeggianti, la velocità delle acque non è mai stata così veloce da impedire la lenta e progressiva costruzione di fiumi pensili, a causa del fenomeno della sedimentazione dei detriti. E a parità di portata più o meno costante di acqua, ora si è costretti ad intervenire con una continua manutenzione esterna (innalzamento, allargamento e rinforzo degli argini) ed interna (taglio delle erbe più alte e della vegetazione cespugliosa, pulizia delle sponde e dragaggio del fondo nei punti più critici, come le anse, le curve, le piccole rade, le insenature, i punti di attracco fluviale, i porticcioli ed i punti di confluenza con altri corsi d’acqua) ma che, nei tempi antichi non avrebbe potuto essere parimenti pianificata per mancanza sia di tecnologie che di uomini e denaro.

L’interazione delle acque col territorio si manifesta poi nella tipologia di terreni nei quali il fiume va ad inoltrarsi nel suo scorrere, che determina così, in ogni singola area attraversata, un tipo di erosione e di trasporto sempre diversi. Ovvero, il fattore della quantità di acque trasportate provoca un’erosione del terreno più o meno intensa e profonda, per cui i detriti possono percorrere distanze più o meno lunghe. E se non riusciamo, ancora al giorno d’oggi, a far fronte al fenomeno alluvionale in ogni parte del mondo, figuriamoci come avranno mai potuto fare quelle antiche genti che abitarono queste terre interamente circondate dalle acque!

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