Genealogia estense: Alberto Azzo II, capostipite di casa d’Este

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ABSTRACT – Alberto Azzo II d’Este, conosciuto anche con i nomi di Albertazzo II o Albert’Azzo II o solo Azzo II, viene comunemente ritenuto dalla storiografia ufficiale come il vero capostipite di Casa d’Este essendo stato il primo di quella grande famiglia a portare il titolo di “Signore d’Este“. Nato il 10 luglio 1009, a vent’anni divenne conte di Luni e a trent’anni marchese d’Este. Venne a mancare al mondo dei vivi il 20 agosto 1097, mentre si trovava ospite nel Monastero di Vangadizza, presso Legnago. Egli, però, di meriti ne ebbe ben altri, talmente importanti da essere ancora vivi al giorno d’oggi.

ARGOMENTI PRINCIPALI DELL’ARTICOLO

01- Guelfo IV, capostipite del ramo d’Este di Germania

02- I tre Enrico

03- Un salto di qualità: Guglielmo di Lüneburg

04- Ritorno a casa: Gianfederico di Brunswick-Lüneburg

05- Nelle mani di una donna: Carlotta Felicita

06- La longa manus della Chiesa: Ernesto Augusto e Giorgio I

07- Discendenze

08- Origini della famiglia degli Estensi

09- Gli inizi

10- Storia degli Obertenghi

11- Alberto Azzo II e l’indipendenza dell’Italia

12- Cunegonda, la prima moglie

13- Gersenda, la seconda moglie

14- Il figlio Ugo

15- Il figlio Folco

16- Un appuntamento importante prima della morte

GUELFO IV, CAPOSTIPITE DEL RAMO D’ESTE DI GERMANIA

Il figlio di Alberto Azzo II d’Este, Guelfo IV, nato dal primo matrimonio con Cunizza o Cunegonda di Altdorf, divenne capostipite del ramo d’Este di Germania, quindi dei duchi di Baviera, dei duchi di Brunswick-Lüneburg, dei duchi di Sassonia-Lauenburg e degli elettori di Hannover, ovvero di quel ramo che contribuì a legare la nobile famiglia estense alla dinastia reale d’Inghilterra.

Ecco, dunque, l’albero genealogico che lega in maniera indissolubile gli Estensi all’Inghilterra: il potere di Alberto Azzo II d’Este passò al figlio Guelfo IV duca di Baviera.

I TRE ENRICO

Da Guelfo IV passò a suo figlio Enrico IX duca di Baviera, detto anche “Il Nero” quindi, tramite naturale discendenza, il potere venne ereditato da suo figlio Enrico X di Baviera, detto anche “Il Superbo“. Da Enrico X lo scettro del comando passò al figlio Enrico XII, duca di Baviera e di Sassonia, detto sia “Il Leone” che “L’Orgoglioso“.

UN SALTO DI QUALITÀ: GUGLIELMO DI LÜNEBURG

Da quest’ultimo il potere fece un salto di qualità assai importante in quanto venne ereditato dal figlio Guglielmo di Lüneburg, detto sia “Di Winchester” che “Lungaspada“, quinto e più giovane discendente, nato dal matrimonio con Matilde d’Inghilterra, duchessa di Sassonia ma, soprattutto, terza figlia del re d’Inghilterra Enrico II Plantageneto e di Eleonora, duchessa d’Aquitania; Guglielmo nacque in Inghilterra, durante l’esilio del padre Enrico XII, ma quando questi fece ritorno in Sassonia, Guglielmo decise di rimanere presso la corte di Riccardo Cuor di Leone.

LA RUOTA DEL DESTINO: ERNESTO I

Da questo momento in avanti il Destino iniziò giri assai contorti in quanto da Gugliemo il potere passò ad Ernesto I, duca di Brunswick-Lüneburg, detto anche “Il Confessore“, che aveva come bisnonno materno Alberto III di Baviera, dell’originario ramo di Guelfo IV.

RITORNO A CASA: GIANFEDERICO DI BRUNSWICK-LÜNEBURG

Il Destino però era ancor lì pronto a girare in maniera strana e la discendenza degli Este passò nelle mani di Gianfederico, sempre duca di Brunswick-Lüneburg e principe di Calenberg. Con Gianfederico si ritornò quindi, a piedi pari, esattamente all’interno del Casato estense, in quanto si parlava direttamente del Casato di Hannover, ovvero di quella dinastia reale tedesca che governò il ducato di Brunswick-Lüneburg, lo stesso Regno di Hannover ed il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda. Nel 1714 tale Casato, a volte denominato anche “Casa di Brunswick e Lüneburg, ramo di Hannover“, succedette al Casato degli Stuart, nella forma della “Monarchia di Gran Bretagna ed Irlanda“. Il Casato di Hannover è dunque il ramo più recente del Casato di Welf, che a sua volta era un ramo del Casato degli Este.

NELLE MANI DI UNA DONNA: CARLOTTA FELICITA

Il Destino non aveva però ancora terminato i suoi salti mortali poiché il potere estense passò nelle mani di Carlotta Felicita la quale, a sua volta, dopo ben sei secoli, riuscì a riunire i rami delle due casate attraverso il matrimonio con Rinaldo d’Este, duca di Modena e di Reggio.

LA LONGA MANUS DELLA CHIESA: ERNESTO AUGUSTO E GIORGIO I

Dopo di lei il potere tornò nelle mani dirette del ducato di Brunswick-Lüneburg, attraverso la figura del vescovo luterano Ernesto Augusto di Brunswick-Lüneburg e, infine, passò al figlio Giorgio I (1660-1727), re di Gran Bretagna e d’Irlanda

DISCENDENZE

Secondo quanto scritto nel documento n° L del Regesta comitum Sabaudiæ, marchionum in Italia (Testo originale del Regesta suddetto: TitoloOldericus Maginfredus et Sigisfredus presbiter, 1021, 6 junii Ind. IV Infra Castro IXOldericus Maginfredus marchio f. quondam item Maginfredi marchionis, et Berta comitissa jugales filia q. Obberti marchionis, quae ex natione sua leget vivit Langobardorum, sed nunc pro viro suo lege vivit salica, cum notitia propinquorum parentum  suorum, idest Adalberti marchionis germani sui et Alberti infantis nepotis suis, vendunt Sigifredo presbitero filio q. Adelgisi omnia quae sui juris sunt in comitatu …”, Opizzoni notarius S. Palatii scripsit.), risulta essere discendente di Oberto, primo marchese della marca obertenga, in cui viene citato come nipote di Berta (Alberti infantis nepoti sui …), figlia di Oberto, appunto; suo padre era Alberto Azzo I di Milano, mentre della madre, Valdriada Candriada non si conoscono gli ascendenti. A sua volta, Alberto Azzo I era figlio di Oberto II, conte di Luni, di Tortona, di Genova e di Milano, il quale Oberto II era, a sua volta, figlio di Oberto I, marchese della Marca Obertenga, della cui moglie nulla conosco.

ORIGINI DELLA FAMIGLIA DEGLI ESTENSI

La famiglia degli Estensi ebbe origine dagli Obertenghi, signori di Milano e della Liguria occidentale verso la fine del X secolo ed il più antico capostipite, “debitamente documentato” del casato, fu Oberto II, marchese di Sicilia e principe del Sacro Romano Impero.

La dinastia degli Obertenghi aveva origini Franche, ed iniziò da Otbert o Odebertus, più noto come Oberto I, marchese di Milano, conte di Luni e reggente della Marca omonima, che da lui prese il nome ed i cui vastissimi confini andavano dalla Lombardia all’Emilia (esclusa Bologna), da una parte del Piemonte ad una parte della Liguria, da una parte della Toscana ad una parte della Sardegna e tutta la Corsica.

A loro volta, gli Obertenghi avevano origini ancor più antiche, ovviamente, che si richiamavano al nobile Franco Bonifacio, primo marchese di Toscana.

GLI INIZI

Nel 1029 morì il padre Alberto Azzo I ed egli gli subentrò col titolo di conte di Luni. Dieci anni dopo, nel 1039, venne nominato marchese d’Este dall’imperatore (marchese d’Este in nord Italia o Longobardia). E proprio ad Este si fece costruire un importante castello, attorno al quale venne gradualmente a costituirsi la comunità estense.

Nel 1069 i nobili del Maine sconfissero i Normanni, cacciandoli dalla loro contea, che offrirono a Gersenda (o Garsenda), moglie di Alberto Azzo II, nel frattempo divenuta legittima erede della contea, essendo venuta a mancare la sorella Biota.

In tal modo, Alberto Azzo II divenne anche conte consorte del Maine: però, nel 1070, secondo l’Actus pontificum Cenomannis, cap. XXXII, Gesta Domini Arnaldi Episcopi, Alberto Azzo e Gersenda decisero di rinunciare al titolo in favore del giovane figlio, Ugo (Ugo V), affidando il governo della contea a Goffredo di Mayenne, distintosi in maniera particolare in quanto si era messo a capo della rivolta contro i Normanni.

STORIA DEGLI OBERTENGHI

La storia della dinastia affonda le sue radici sia nella IX regione romana, corrispondente all’incirca all’attuale Liguria, che aveva legami territoriali sia con l’Emilia, dove stanziava la Regio VIII Aemilia, che con la Lombardia, dove si trovava la Transpadana o XI regione romana (N.d.R. – In origine, le legioni romane avevano solo il numero ordinale per contraddistinguerle).

A partire dall’anno 614 si formò il feudo monastico di Bobbio, che aveva il proprio centro irradiatore nell’Abbazia di San Colombano. Grazie alle donazioni del re longobardo Aginulfo, il feudo crebbe sempre più, fino ad inglobare vasti territori delle attuali regioni della Liguria, della Lombardia, dell’Emilia, del Piemonte, della Toscana e del Veneto.

E così, per difendere tutti quei possedimenti, i monaci di San Colombano chiamarono i soldati comandati da discendenti degli Obertenghi. Ed essi, in seguito a varie vicissitudini che si potrebbero circoscrivere fra la scomunica subita dal vescovo-abate Guarnerio, da parte di papa Gregorio VII (1081) per aver optato a favore dell’imperatore Enrico IV, e l’affievolirsi della protezione imperiale stessa, passarono gradualmente agli Obertenghi, i quali godevano della diretta protezione imperiale in quanto, nel 962, il marchese Oberto I era stato nominato “conte palatino” direttamente dall’imperatore Ottone I di Sassonia.

ALBERTO AZZO II E L’INDIPENDENZA DELL’ITALIA

Le storia di Alberto Azzo II venne profondamente segnata dalle sue prime scelte politiche e militari a favore di Arduino d’Ivrea, in cui la nobiltà italiana del tempo vedeva l’esponente della lotta per la liberazione dell’Italia dalle dominazioni straniere.

In seguito alla morte dell’imperatore Ottone III, molti vassalli italiani che erano ostili al potere imperiale si ritrovarono a Pavia e nominarono ArduinoRe d’Italia“.

Immediatamente Arnolfo, arcivescovo di Milano, pregò Enrico II, figlio di Ottone III, di venire in Italia con la promessa della corona. Ma quelle prime milizie straniere calate sulla nostra penisola subirono vergognose sconfitte ed identica sorte toccò alle milizie vescovili, per cui Enrico II calò personalmente in Italia nel 1004, alla guida di un poderosissimo esercito e sconfisse i ribelli alle chiuse della Valsugana.

Ad Arduino venne tolto il titolo di “Re d’Italia” ed Enrico II si regalò quel prestigioso titolo pur davanti alle violente proteste di tutti gli abitanti di Pavia i quali, in breve tempo, si ribellarono in massa e lo costrinsero alla fuga dalla città.

Pur nella sconfitta sul campo, confidando nell’appoggio morale e nel sostegno di gran parte degli italiani, Arduino continuò a mantenere il titolo di “Re d’Italia“, ma l’opposizione della Chiesa e di molti nobili, rimasti fedeli sudditi dell’impero, provocarono una seconda venuta di Enrico II nel 1013, per nominarlo ufficialmente imperatore da papa Benedetto VIII.

Così, l’anno successivo, dopo aver approntato un imponente esercito, ridiscese in Italia e sconfisse in tre occasioni i partigiani di Arduino. Ma in seguito ad un’importante infermità fisica sopraggiunta e ad un’opposizione sempre più forte del marchese Bonifacio di Toscana e dell’arcivescovo di Milano, si decise a raggiungere un negoziato di pace, non senza rinunciare a confiscare ogni bene ad Arduino.

Le iniziali sfortune di Alberto Azzo II iniziarono gradualmente a venir meno con l’avvento al trono imperiale di Corrado II di Franconia, re dei Franchi dal 1024, re d’Italia dal 1026 e imperatore del Sacro Romano Impero dal 1027. Il successore di Enrico II fu un sovrano assai avveduto, riuscendo sostanzialmente a rafforzare la propria potenza attraverso il principio delle concessioni al mondo del vassallaggio e l’incessante sforzo teso ad evitare ogni tipo di attrito con la Chiesa di Roma.

CUNEGONDA: LA PRIMA MOGLIE

Ed Azzo II approfittò a piene mani di questa nuova situazione, riuscendo a rientrare nell’orbita imperiale in maniera clamorosa: il matrimonio con Cunegonda di Altdorf, detta anche Cunizza, figlia di Guelfo II, conte di Altdorf, e pronipote dell’imperatrice Cunegonda.

Discendente dalla nobile famiglia Welfen, Cunizza era anche sorella di Guelfo III, dal 1047 duca di Carinzia e marchese di Verona, per cui portò in dote al marito Azzo II vasti possedimenti a Solesino, nei pressi di Este.

Dal matrimonio nacque Guelfo IV, futuro duca di Baviera e capostipite del casato dei Guelfi. Cunegonda morì nel 1057 e venne sepolta nell’Abbazia della Vangadizza. Azzo II trasse molti vantaggi da questo matrimonio, concentrati attorno al territorio di Monselice, dove già la sua stirpe possedeva beni.

GERSENDA: LA SECONDA MOGLIE

Verso il 1050 Alberto Azzo II si sposò con Gersenda (Actus pontificum Cenomannis, capitolo XXXII, Gesta Domini Arnaldi Episcopi), figlia secondogenita di Eriberto I, conte del Maine (Alberto Svegliacane), a sua volta figlio di Ugo III e vassallo del conte d’Angiò, Goffredo il Martello.

In un primo momento Gersenda fu data in sposa al conte di Blois, per il matrimonio con Tebaldo III, figlio del conte suddetto e di Ermengarda d’Alvernia, ma non avendo dato figli al marito, venne ripudiata.

Negli anni che seguirono ella divenne legittima erede della propria contea, essendo venuta a mancare sua sorella Biota. Nel 1069 accadde un episodio che nuovamente venne a cambiare la situazione di Alberto Azzo II: la maggior parte dei nobili del Maine, sostenuti da Folco IV, conte d’Angiò, riuscirono a cacciare i Normanni dalla loro contea e la offrirono a Gersenda e al marito di lei, ovvero Alberto Azzo II.

IL FIGLIO UGO

I due, però, come già visto, optarono per la rinuncia al titolo in favore del loro giovane figlio, Ugo V e ne affidarono il governo a Goffredo di Mayenne, ovvero a colui che aveva capeggiato la rivolta contro i Normanni.

Da questo momento in poi i documenti sono lacunosi e mancano le ufficialità, ma sembra che Gersenda non solo se ne fosse rimasta definitivamente a casa propria, nel Maine, col figlio, ma che fosse addirittura divenuta l’amante del suddetto Goffredo di Mayenne. Di lei non conosciamo nemmeno l’anno esatto della dipartita da questo mondo.

IL FIGLIO FOLCO

Lasciò ad Alberto Azzo d’Este anche un secondo figlio: Folco, che succedette al padre Alberto Azzo II nel 1097, ereditandone i possedimenti italiani in Veneto, Mantova, Padova, Treviso e Verona e divenendo così, a tutti gli effetti, il capostipite del ramo d’Este in Italia, che poi diede origine alla Signoria in Ferrara.

A Guelfo erano rimaste le terre in Baviera e poiché considerò troppo miserevole tale proprietà tentò senza successo di conquistare i nuovi possedimenti di Folco, grazie anche al sostegno dalla linea bavarese della famiglia, i Welfen.

Nel 1070 Ugo, fratello di Folco, divenne conte del Maine e dopo aver ereditato le terre del loro nonno materno si trasferì in Francia.

UN APPUNTAMENTO IMPORTANTE PRIMA DELLA MORTE

Nel 1077 fu presente, come garante, a Canossa, insieme con Matilde, per la famosa assoluzione di Enrico IV da parte di papa Gregorio VII, che lo aveva scomunicato. Forse così ebbe anche a garantirsi la riconferma del proprio potere a favore dei figli Ugo e Folco, in virtù anche della famoso titolo di “ditissimus marchio Italiae” che lo pose fra i grandi del tempo.

E in seguito a tale invito ebbe probabilmente un significativo moto di avvicinamento a Matilde, marchesa di Canossa e figlia di Bonifacio. Con la sua morte si accentuarono le divergenze già manifestatesi fra i fratelli Guelfo IV e Folco.

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