Chronica parva Ferrariensis: le prime guerre di Ferrara

ducato-di-ferrara-prime-guerre-chronica-parva-ferrariensisIn questa parte della Chronica viene affrontato l’argomento delle prime guerre che la neonata città si trovò, suo malgrado, a dover affrontare, sostenuta solo dal popolo amico di Verona: da Matilde di Canossa agli odiati Mantovani e Ravennati. Diversi fattori contribuirono a portare alla guerra, ma il principale fu certamente dovuto al fatto che questo territorio faceva gola a tutti per la sua posizione, nonostante fosse circondato dalle acque paludose e salmastre: castelli, torri, quartieri ben organizzati, fossati e terrapieni difensivi, porti in ogni dove, terreni a distesa d’occhio e boschi pressoché infiniti garantivano invidiabili prospettive e tutto giocava a favore di un prosperoso sviluppo commerciale, grazie anche all’arrivo di decine e decine di famiglie nobili e facoltose.

GUERRA CONTRO MATILDE DI CANOSSA

matilde-di-canossa-ducato-di-ferrara-chronica-parva-ferrariensisChronica: colonna 480, righe 211-217

Florente Republica Ferrariæ, Comitissa Mathilda multorum Populorum ductrix ad nutum Anno Nativitatis Christi MCI obsedit Urbem Ferrariæ, nec si obtinuit mihi constat; quæ ab ipsa obsidione Annis XIV supervixit, Ecclesia Romana sibi institata herede.

Traduzione Chronica: colonna 480, righe 211-217

La Contessa Matilde, signora di molte genti, volle assediare la fiorente Ferrara nell’anno di Cristo 1101, ma non so se sia riuscita ad espugnarla. Dopo l’assedio, ella visse ancora altri quattordici anni, e lasciò la Chiesa di Roma erede di tutti i suoi beni.

GUERRA CONTRO MANTOVA E RAVENNA

Chronica: colonne 480-481, righe 217-235

Mantuanus quoque Populus, & Ravennates, fœdere consociati contra Populum Ferrariæ, jam viribus validum, ipsi Populo bellum intulerunt. Sed cùm Populus Ferrariæ impar bello, duobus populis hostibus circumstantibus, terrâ & aquâ nimiùm premeretur, & jam clades tulisset ab hostibus, pretio, & precibus Populum Veronensem sibi consociavit in hostes. Fuit autem tretium belli suscepti territorium Hostiliæ in ripa Fluminis Padi situm inter Serravallem Vicum Mantuanorum, & Mellariam ditionis Ferrariæ, & territorium Gaibi, quod situm est juxta Fluvium Athicem, & Canale, quo de Athice venitur in Fractam Vicum palustrem. Postquam vires Populi Ferrariæ viribus socii Populi Veronensis juvatæ, bello superaverunt hostes jam impares, pace bellum terminatum est conditionibus æquis, & justis.

Traduzione Chronica: colonne 480-481, righe 217-235

Il popolo Mantovano e quello Ravennate si allearono contro il popolo di Ferrara, che disponeva già di buone forze, e gli fecero guerra. Inferiore di esercito rispetto ai due nemici confederati, che già esercitavano pressioni per terra e per acqua, il popolo di Ferrara si alleò al popolo di Verona, offrendo innanzitutto suppliche e denaro. Ma il prezzo che dovette pagare per ottenerne l’appoggio furono Ostiglia, sulla riva del Po, situata tra Serravalle, soggetta ai Mantovani, e Melara, soggetta ai Ferraresi, e Gaiba, situata tra l’Adige ed il canale che dall’Adige conduce alla Fratta, paese palustre. La guerra ebbe termine con condizioni di pace eque e giuste, dopo che le forze Ferraresi, grazie all’aiuto ottenuto dal popolo Veronese, vinsero i nemici, di cui erano prima inferiori.

LE PRIME RIVALITÀ TRA FAMIGLIE NOBILI

Chronica: colonna 481, righe 236-248

Temporibus Conradi II Imperatoris, & Eugenii III Summi Pontificis, qui regebat sub Anno Nativitatis Christi MCXL Guilielmus Marchesellæ de Familia Adelardorum unius partis Princeps erat Ferrariæ; alterius verò Taurellus Salinguerræ. Marchiones quoque Estenses ipsi Guilielmo erant infesti, propter quod idem Guilielmus in finibus districtus Ferrariæ munitiones validas fecit terra & aquis, quacumque iter erat nocere rebus Ferrariæ. Utique in Ponticulo, in Arquaca, in Fracta, in Manegiis secus paludes positis Castella parva construxit.

Traduzione Chronica: colonna 481, righe 236-248

Nell’anno di Cristo 1140, al tempo dell’imperatore Corrado II e del sommo pontefice Eugenio III, una parte della città di Ferrara era governata da Guglielmo di Marchesella, della famiglia degli Adelardi. A capo dell’altra parte di Ferrara vi era Torello di Salinguerra. Anche i marchesi Estensi erano ostili a Guglielmo di Marchesella, ragion per cui Guglielmo, presso i confini del distretto di Ferrara e ovunque ci fosse comunque possibilità di subire danni, fece costruire robuste opere difensive, sia di terra che di acqua. In modo particolare a Pontecchio, ad Arquà, a Fratta e a Maneggi, tutte località poste lungo le paludi, fece costruire piccoli castelli.

LA PICCOLA MARCHESELLA EREDE DI UN IMMENSO PATRIMONIO

Chronica: colonna 481, righe 248-261

Postquam idem Guilielmus rediit Ferrariam de passagio Terræ Sanctæ facto tempore dicti Papæ Eugenii sub Anno nativitatis Christi MCXLVII Adelardus frater ejus, & filii Adelardi omnes, præter filiam infantem nomine Marchesellam, migraverunt è seculo. Guilielmus cùm prole careret, sibi heredem instituit Merchesellam in parte patrimonii ea conditione, ut si decederet finè liberis, sibi substitueret filios sororis suæ, Joculum, & Linguetam, in dimidia, & in  altera parte Hospitale Sancti Johannis Hierosolymitani. Hoc testamentum vidi &legi, & hodie apud me est depositum.

Traduzione Chronica: colonna 481, righe 248-261

Al ritorno di Guglielmo di passaggio dalla Terra Santa (NdR – Dalla Crociata), al tempo del suddetto papa Eugenio nell’anno di Cristo 1147, suo fratello Adelardo e tutti i suoi figli morirono, tranna una figlia ancora bambina chiamata Marchesella. Non avendo figli, Guglielmo nominò Marchesella (NdR – Nel testamento, in realtà, lasciava i suoi beni al fratello Adelardo Adelardi o, nel caso questi gli fosse premorto, alla figlia di lui Marchesella e ai figli di una loro sorella non meglio precisata, della quale non si conosce il nome, sposata con tutta probabilità con Giocolo Giocoli e facenti di nome Linguetta e Guglielmo Giocoli) erede del patrimonio, a condizione che qualora morisse senza figli, la sostituissero, per metà, Giocolo e Lingueta, i figli di sua sorella, e per l’altra metà l’ospedale di San Giovanni di Gerusalemme (NdR – Si tratta dell’Ospedale dei Cavalieri Ospitalieri o Ospedalieri, nati come Cavalieri dell’Ordine dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme, quindi conosciuti come Cavalieri di Rodi e in seguito come Cavalieri di Malta, un antico ordine ospedaliero benedettino, fondato attorno alla prima metà dell’undicesimo secolo a Gerusalemme, trasformatosi poi in ordine religioso cavalleresco cristiano, deputato alla cura e alla difesa dei pellegrini diretti in Terra Santa). Ho visto e letto quel testamento che al giorno d’oggi è depositato presso di me.

LA TRISTE VICENDA DI MARCHESELLA

Chronica: colonna 481, righe 261-291

Volens etiam ille vir saluti Reipublicæ Ferrariæ providere amanter, ne Civitas Ferrariæ discordiis laceraretur, & bellis, eam suam heredem nondum septennem Taurello adversæ partis Principi tradidit, ejus filii sponsam futuram. Desuncto Guilielmo, Nobiles Ferrariæ, qui civilibus dissensionibus ipsi Guilielmo fuerant obsequentes, Taurelli felicitatem ægrè ferentes, affictabantur invidia. Itaque in odium Taurelli consilio inito statuerunt aliquem ex Marchionibus Estensibus habere Principem, eis infestaturi Taurellum, & homines suæ partis Ferrariæ. Marchesellam quoque ex domo Taurelli furto, vel fraude abduxerunt, & uni ex Marchionibus nomine Obizoni tradiderunt sponsam futuram. Eo tempore in Domo estensi erant quinque germani, scilicet Azzo, Bonifacius, Obizo, Fulcho, & Albertus. Sanè Obizo vir futurus puellæ, ea vivente, bonis hereditatis ejus fruebatur, quo tempore erat Annus Nativitatis Christi MCLXXX vel id tempus circiter. Porrò ante tempus nuptiarum puella hactenus vivere desiit. Qui substituti fuerant puellæ, jus suum vindicare neglexerunt. Joculi substituti, amore partis suæ, & odio adversæ, maluerunt portionem, quæ contigebat eos, pervenire in Marchiones suæ partis principes, quàm eam habere finè Marchionum Principatu in civili discordia.

Traduzione Chronica: colonna 481, righe 261-291

Desiderando anche quell’uomo provvedere al bene della cosa pubblica di Ferrara, volle affidare quella sua erede, di non ancora sette anni d’età, al capo della parte avversa, ovvero Torello, con la speranza che la città non venisse lacerata dalle discordie e dagli scontri violenti. Morto Guglielmo, i nobili di Ferrara che avevano parteggiato per lui nelle discordie civili, non riuscendo a sopportare la felicità di Torello, si rodevano dall’invidia. E così, in virtù dell’odio portato verso Torello e quelli che parteggiavano per lui, dopo essersi consigliati, per molestarlo, decisero di offrire la guida ad uno dei marchesi d’Este. Riuscirono poi a portare via Marchesella, con la forza o con l’inganno, dalla casa di Torello e la diedero come futura sposa al marchese Obizzo. A quel tempo, attorno all’anno 1180 circa, in casa d’Este c’erano cinque fratelli: Azzo, Bonifacio, Obizzo, Fulco e Alberto. Di sicuro Obizzo, essendo promesso sposo di Marchesella, avrebbe potuto fruire dei beni della sua eredità nel caso continuasse a vivere (NdR – Come da testamento). Poi, improvvisamente, Marchesella morì prima delle nozze. Coloro che furono indicati come successori della sua eredità non vollero esercitare il loro diritto. La famiglia dei Giocoli avrebbe dovuto esseri i sostituti naturali, ma fecero prevalere l’odio per la parte avversa e preferirono lasciar passare le loro spettanze agli Estensi, che stavano appunto a capo della loro fazione politica, piuttosto che sfruttare tutte quelle ricchezze in un periodo di discordie civili così travagliato.

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