Chronica parva Ferrariensis: le prime lotte politiche

lotte-politiche-ducato-di-ferrara-chronica-parva-ferrariensisIn questa parte della Chronica viene affrontato l’argomento delle prime lotte politiche che Ferrara si trovò, suo malgrado, a dover affrontare. Da una parte c’era Guglielmo di Marchesella, della famiglia degli Adelardi e dalla parte opposta vi era Torello di Salinguerra, mentre tutte le altre famiglie potenti parteggiavano per uno dei due, almeno fino a quando non si insinuarono i marchesi Estensi. La famiglia d’Este era manifestatamente ostile a Guglielmo di Marchesella, e per tale ragione egli fece costruire importanti opere difensive e piccoli castelli sui confini del territorio ferrarese.

Nel 1147, al ritorno dalla Terra Santa (NdR – Dove, probabilmente partecipò in forma attiva alla Crociata per la liberazione di Edessa), dovette subire la sventura della morte del fratello Adelardo e di tutti i suoi figli e rimase in vita solo una bambina di sette anni di nome Marchesella, che egli nominò erede del patrimonio, a condizione che qualora morisse senza figli, la sostituissero, per metà, Giocolo e Lingueta, i figli di sua sorella, e per l’altra metà l’ospedale di San Giovanni di Gerusalemme.

Desiderando Guglielmo il bene di Ferrara, volle affidare quella sua erede al capo della parte avversa, ovvero Torello, con la speranza che la città non venisse lacerata dalle discordie e dagli scontri violenti.

Morto Guglielmo, i nobili di Ferrara che avevano parteggiato per lui nelle discordie civili, decisero di offrire la guida ad uno dei marchesi d’Este. Riuscirono poi a rapire Marchesella dalla casa di Torello e la diedero come futura sposa al marchese Obizzo. All’improvviso, però, Marchesella morì prima delle nozze e coloro che furono indicati come successori della sua eredità, ovvero i Giocoli, non vollero esercitare il loro diritto, preferendo lasciar passare le loro spettanze agli Estensi, che stavano appunto a capo della loro fazione politica, piuttosto che sfruttare tutte quelle ricchezze in un periodo di discordie civili così travagliato.

DANNI RECIPROCI PER QUARANT’ANNI

Chronica: colonne 481-482, righe 291-297

Collisi sunt itaque cives Ferraria alterutrum nunc rebus male secundis nunc advertis, per tempora multa. Audivi à maioribus nato, quòd in XL annorum curriculo altera pars alteram decies è Civitate extruserat, supellectilem dirupuerat, & cetera bona mobilia & ædes diruerat more hostium.

Traduzione Chronica: colonne 481-482, righe 291-297

E così i cittadini di Ferrara continuarono ad avere per molto tempo divergenze. Ho sentito dire dagli anziani che nello spazio di quarant’anni le due parti si mandarono via vicendevolmente dalla città per una decina di volte, distruggendo tutto, e rovinandosi vicendevolmente le case come fossero nemici esterni alla città.

LE OPERE DIFENSIVE DI SALINGUERRA

Chronica: colonna 482, righe 298-315

Accepi puer à Genitore meo hiberno tempore noctis confabulante in lare, quòd ejus tempore viderat in Civitate Ferrariæ Turres altas XXXII quas mox vidit prosterni, & dirui. Hæ autem mutationes cladium & bellorum factæ sunt potissimùm tempore Salinguerræ filii Taurelli, & Azonis Marchionis, cujus corpus est conditum apud Monasterium de Vangaditia ante Annum Nativitatis Christi MCCXXIV. Ante hunc annum Salinguerra, qui in rebus seculi habitus fuit prudens, & cautus, cùm non solùm haberet in Parochia Sancti Dalvatoris, ubi habitat, ædes, & Palatia magna, verum etiam pomaria, hortos, vinetum, & pratum, & pro sui , & fautorum ejus tutamine ibi Castellum construxit quod fossis , aggere, & vallo munivit, aturribus, in necessitatibus opportunum.

Traduzione Chronica: colonna 482, righe 298-315

oltre.trenta-torri-ducato-di-ferrara-chronica-parva-ferrariensisDa bambino, nelle sere invernali a casa nostra, mio padre mi raccontava che ai suoi tempi aveva visto a Ferrara trentadue torri, abbattute e distrutte in poco tempo. Quei cambiamenti violenti avvennero prima del 1224, al tempo del Monastero della Vangadizza. Salinguerra, che era conosciuto dai più come persona saggia ed avveduta sulle cose del mondo, prima di quel tempo, nella Parrocchia di San Salvatore, dove abitava, non solo possedeva case e grandi palazzi, ma anche giardini, orti, vigneto e prato e, per la propria ed altrui sicurezza, fece costruire anche un castello, che munì di fossati, terrapieno, vallo e torri adatte ad affrontare qualsiasi necessità.

ORDINARI EPISODI DI GUERRA CIVILE

Chronica: colonna 482, righe 315-332

Cùm Populus Ferrariæ integer, sinè hoste exteriùs infestante, pace frueretur, simultate civili egebat studio partium. Igitur Salinguerra Potestas, & Rector Mantuæ aberat: Cives adversæ partis rati tempus eis commodum expellere Cives adversos, arma capiunt, & adversam partem per Civitatem expagnatam compulerunt in Castellum Salinguerræ confugere. Quo audito, Salinguerra cum armata amicorum manu Ferrariam properat, & transitis pontibus Bonetici, atque Lacuscuri Civitatem petit. Occurritur ei abadversariis Civibus in suburbio loco triviali, qui dicitur Roversella. Ibi adversariis expugnatis, per Portam sancti Pauli ingressus, Castellum habitationem suam obtinuit. Idem collectis viribus suis adversarios suos expulit Civitate.

Traduzione Chronica: colonna 482, righe 315-332

le-guerre-civili-ducato-di-ferrara-chronica-parva-ferrariensisPur potendo godere dei beni della pace, visto che nessun nemico esterno ne minacciava la sicurezza, il popolo di Ferrara doveva provare sofferenze a causa dell’animosità delle parti che cercavano di superarsi. Salinguerra era dunque Podestà e Rettore a Mantova allorquando gli avversari, credendo che fosse giunto il momento adatto per espellere l’altra parte, presero le armi e costrinsero la fazione avversaria, dopo averla gravemente offesa per tutta la città, a rifugiarsi nel castello di Salinguerra. Non appena seppe della notizia, Salinguerra si affrettò verso Ferrara con una schiera di amici armati e, dopo aver superato i ponti di Bonetico e Lagoscuro, raggiunse la città. Gli si fecero incontro gli avversari nel sobborgo, nella località di un trivio chiamato Roversella. Dopo averli qui sbaragliati, entrò per la porta di San Paolo e si piazzò nella propria abitazione fortificata. Poi, raccolte nuove forze cittadine, costrinse gli avversari a lasciare la città.

ARRIVO DI UN ACCORDO DI PACE

Chronica: colonna 482, righe 332-353

Triennio mox, ut audivi, bellum civile utramque partem vexavit.Tandem bello Civibus fatigatis, utrinque conditionibus æquis pace terminatum est bellum. Fuerunt autem conditiones inter ceteres, ut Civis exul domum suam rediret, in omnibus suis fortunis restitutus, & dignitate civili. Officia  Communis, semestria, vel annua, æqua portione dividerentur, ut dimidiam partem Officialium omnium haberet pars Salinguerræ, altera portio in Cives partis Marchionium veniret.

Hoc fuit initium mali exempli; nam finita hac pace, quæ tribus duravit lustris, & capto Salinguerra per fraudem, & ducto  Venetias, & concluso, deinde Marchiones Principantes in Ferraria ipsa, Officia Communis arbitrio suo inter homines sibi fautores distribuerunt gratis. Fuit in conditionibus Pacis jam dictæ, ut non liceret Marchionibus venire Ferrariam, nisi cum comitatu non magno bis in anno, & de præspicientia Salinguerræ.

Traduzione Chronica: colonna 482, righe 332-353

In seguito, come ho sentito dire, per tre anni infuriò la guerra civile fra l’una e l’altra parte. Poi, stanchi dei continui scontri, i cittadini posero fine alla lotta, a condizioni eque. Tra le altre, che ogni esule potesse far ritorno alla propria abitazione, reintegrato in ogni suo bene e nella dignità di cittadino. Ogni carica comunale avrebbe dovuto essere equamente divisa, ad ogni semestre o ad ogni anno, in modo tale che la parte di Salinguerra potesse occupare metà di tutti gli incarichi, e l’altra metà toccasse ai cittadini della parte del Marchese.

Ma questo divenne, nei fatti, un primo pessimo precedente in quanto, una volta terminato tale periodo di pace, che ebbe la durata di tre lustri, fu fatto prigioniero Salinguerra attraverso l’inganno e fu quindi condotto a Venezia, dove venne relegato ed i partigiani del Marchese iniziarono in quel momento a signoreggiare in Ferrara, con la forza della tirannia, distribuendo gratuitamente le cariche comunali a loro piacere fra la gente della loro parte, oppure le vendettero ad altri. Tra le condizioni della suddetta pace vi era quella che i partigiani dei Marchesi potessero venire a Ferrara due volte l’anno, ma con un seguito non numeroso e avendo cura di avvisare i Salinguerra.

Chronica: colonna 482, righe 353-363

Cùm Marchio Azo appropinquabat Civitati Ferrariæ, exibat ei obviam Salinguerra cum Nobilitate partis utriusque, atque comiter colloquium, & convivium celebrabant utrinque cum primoribus Civitatis. Salinguerra siquidem erat prædives et locuples; Marchionibus erant ibi non magni redibus, quoniam plarimam (“plurimam“) partem possessionum, quæ fuerant de patrimonio Marchesellæ, cui successerant, jure Feudi in clientes suos distraxerant.

Traduzione Chronica: colonna 482, righe 353-363

Ogni volta che il Marchese si avvicinava alla città, Salinguerra gli andava incontro con la nobiltà delle due parti e tutti colloquiavano con cortesia, mangiando insieme con le maggiori personalità della città. Salinguerra era ricco e benestante, poiché la maggior parte di ciò, compreso il titolo di “Feudo”, proveniva dai Marchesella a cui erano succeduti.

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