Il cammino di Ferrara verso la forma del libero comune fu, come per quasi tutte le città italiane del tempo, assai tortuoso. Nell’anno 986 d.C., in seguito alla morte di Guarino, conte di Ferrara, l’allora papa Giovanni XV conferì la città in feudo al marchese Tedaldo di Canossa, nipote dell’imperatore Ottone I, a fronte del pagamento di un tributo annuo alla Chiesa. Il marcheseTedaldo rimase famoso negli annali di Ferrara per aver fatto erigere, sulla riva del Po di Ferrara, nei pressi dell’attuale zona compresa fra la stazione ferroviaria e l’acquedotto, Castel Tedaldo, poi abbattuto nel 1559 per far posto alla costruzione più odiata dai Ferraresi del tempo: la Fortezza.
Al marchese Tedaldo successe il figlio Bonifacio di Canossa, padre della ben più famosa contessa Matilde di Canossa. Egli era solito visitare spesso la città e frequentare con assiduità l’Abbazia benedettina di Pomposa, uno dei luoghi religiosi d’Italia più famosi in quei tempi. Ma la sua vita ebbe tragicamente fine nel 1052, durante una battuta di caccia, a causa di una freccia avvelenata. Ebbe così inizio un periodo di forti turbolenze politiche e militari, dovute anche al fatto che la contessa Matilde era troppo giovane per prendere in mano le redini del comando; per contro, in molte città italiane si iniziava a respirare un anelito di libertà e di indipendenza, che poi portò alla costituzione dei primi liberi Comuni.
Ferrara respirò brevemente questa indipendenza, ma nel 1101 dovette subire l’assedio dell’esercito di Matilde, aiutata dalle navi inviate da Ravenna e da Venezia. L’epilogo fu tragico e il libero Comune di Ferrara dovette arrendersi allo strapotere militare. Matilde di Canossa venne però a mancare senza eredi nel 1115 e Ferrara ritornò miracolosamente libera, iniziando così ad essere governata dai propri rappresentanti, chiamati in un primo tempo “Consoli” e poi “Podestà“.
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