Lo stemma di Casa d’Este

unicorno-primo-stemma-estenseSe prestiamo fede a quanto riportato da Pellegrino Prisciani (1435-1518), archivista ducale e astrologo, nonché “storico, poeta, professore allo Studio di Ferrara, uomo dottissimo nell’età sua e grande amatore di libri”, nel volume VII delle sue “Historie Ferrarienses“, la “prima arme” o rappresentazione grafico-simbolica adottata dagli Estensi sarebbe stato un “unicorno“, inizialmente d’oro in campo celeste, quindi d’argento in campo rosso e sarebbe stata donata nel 949 ad Adalberto d’Este, marchese d’Italia, dall’imperatore Ottone I, secondo quanto riportato in anni recenti da Fabrizio Ferri nel suo studio “Gli stemmi estensi ed austro-estensi“. La suddetta opera storica del Prisciani, interamente manoscritta, è andata parzialmente perduta e rimangono solo i volumi: I, II, IV, VII, VIII, IX. Fin da ragazzo egli ebbe l’abitudine di raccogliere materiale storico e documentario di ogni tipo, grazie alla passione trasmessagli dal padre, che era solito condurlo a visitare biblioteche ed archivi. Citando Ludovico Antonio Muratori, giova ricordare che “… prima dell’XI secolo non vi è traccia evidente di simboli collegati alle famiglie…”.

Per meglio comprendere la storia della famiglia di Casa d’Este, credo che in questo passaggio sia utile ricordare che al suddetto marchese Adalberto III possiamo idealmente far risalire le origini di questa gloriosa famiglia. Infatti, egli fu il padre di Oberto I, marchese della Liguria orientale, conte di Luni e, per volontà dell’imperatore Ottone I, conte del Sacro Palazzo fin dal 962. In pratica, egli fu rappresentante della massima carica nobiliare alla quale si potesse assurgere in quel tempo in Italia. Si trattava, infatti, della prima carica nobiliare nella gerarchia del nascituro Regno d’Italia, ovviamente dopo quella del monarca stesso. Ed è proprio da Oberto I che, citando le parole del prof. Luciano Chiappini (Gli Estensi, Corbo editore, Ferrara 2001), trarrebbero origine quattro grandi famiglie italiane: gli Estensi, i Malaspina, i Pallavicino ed i Massa-Parodi, in quanto tutti discendenti da altrettanti figli di Oberto I, come proverebbe il documento storico del 1124 conosciuto col titolo di “pace di Luni”.

L’INSEGNA DELL’AQUILA BIANCA

stemma-estenseNarra poi Mario Equicola d’Alveto (1470-1525),nella sua “Genealogia delli SS. RI Estensi Principi in Ferrara con breve trattato dei loro preclari gesti” che la famiglia d’Este, nel periodo delle lotte fra Guelfi e Ghibellini, decise di adottare l’insegna dell’aquila biancacon le ali distese in campo azuro, al contrario de la imperiale negra in campo d’oro“. Infatti, narra il Muratori (Delle antichità Estensi ed italiane – Modena, 1717-1740) quanto segue: “L’insegna o arme avita de’ Marchesi fu l’aquila bianca. Questa medesima sventolava sulle loro insegne militari l’anno 1239″. 

L’anno successivo, da marzo a giugno del 1240, Azzo VII (Azzo Novello), dopo aver abbandonato l’imperatore ed aver stretto diverse alleanze, fra le quali quelle più importanti furono certamente con Venezia e con papa Gregorio IX, pose vittoriosamente sotto assedio Ferrara, a quel tempo amministrata dal protettorato dei Salinguerra. Dunque, lo stemma originario e ufficiale degli Estensi è da considerarsi l’aquila bianca in campo azzurro. Tale aquila veniva alternativamente rappresentata dagli artisti in due modi: col colore bianco in tonalità detta “araldico smalto“, e col colore argenteo in tonalità detta “araldico metallo“. In entrambi i casi, comunque, il campo di fondo doveva sempre rimanere azzurro.

Grazie alla ricerca condotta da Fabrizio Ferri, sappiamo che gli Estensi, fin dal 1327, avevano adottato la suddetta aquila poiché una bella miniatura di essa, “con gli smalti chiaramente identificabili“, era raffigurata su di una carta aggiunta agli “Statuta civitatis Mutine“, ovvero a quella convenzione che concedeva la Signoria di Modena ai fratelli Obizzo III e Nicolò I d’Este. In questo stemma l’aquila “… si trova in campo azzurro, al centro di un rettangolo tripartito, che porta a sinistra lo stemma del Comune di Modena … e alla destra un unicorno in campo rosso …”.

DAI TRE GIGLI ALL’AQUILA NERA

tre-gigli-di-francia-stemma-estenseDal primo gennaio 1431, grazie al diploma concesso a Nicolò III ed ai suoi successori da Carlo VII, re di Francia, lo stemma originario ebbe il privilegio di arricchirsi dei tre gigli d’oro, due sopra e uno sotto, in campo azzurro, a sua volta orlato di dentature e merli d’argento.

In questo modo lo stemma poté essere inquartato: l’aquila bianca andò nel primo e nel quarto, mentre i gigli furono collocati nel secondo e nel terzo.

aquila-bicipite-nera-stemma-estenseL’imperatore Federico III, nel corso della sua venuta in Italia, nel 1452, per ricevere dal Papa la corona imperiale e quella d’Italia, scelse la tranquillità della corte estense di Borso d’Este, sia nel viaggio di andata che in quello di ritorno. E tanta fu l’ammirazione  per Borso che egli volle nominarlo duca di Modena e di Reggio nonché conte di Rovigo: era il 18 maggio. In quell’occasione, nel rinnovare l’investitura agli Estensi, conferì anche il duplice privilegio di fregiarsi, per Modena e Reggio, dell’aquila imperiale bicipite nera, in campo oro e, per Rovigo, dell’aquila bicipite metà nera in campo oro e metà argento in campo azzurro

chiavi-pontificie-stemma-estenseLe-chiavi-pontificie-sul-duomo-di-Ferrara-stemma-estenseNel settembre del 1472 papa Sisto IV rinnovò l’investitura del Ducato di Ferrara ad Ercole I, ai figli e nipoti legittimi e naturali, di linea diretta fino alla terza generazione e concesse il privilegio di inserire le chiavi pontificie, una d’oro e l’altra d’argento, nello stemma estense (Ludovico Antonio Muratori, opera citata) e, in un primo tempo, esse furono inserite orizzontalmente (Giovan Battista Pigna, Historia de’ Principi d’Este, 1570). Poi, ma non si sa con esattezza in quale periodo, le chiavi pontificie vennero collocate al centro dello scudo, in posizione perpendicolare e a mo’ di croce di sant’Andrea.

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