Origini di Ferrara: dov’era il Forum Alieni?

forum-allieniNel precedente articolo sui falsi storici che hanno tentato di localizzare la nascita della città di Ferrara in una determinata zona, posta a sud di San Giorgio e, comunque, a sud del fiume Po, ho introdotto l’argomento legato al toponimo di “Phorum Alieni“, nella versione che ne diede il Boccaccio o, assai più semplicemente “Forum Alieni“, nella versione assai più antica che ne diede Tacito, al quale egli quasi certamente si ispirò. Tacito parlò della presenza di una località denominata “Forum Alieni“, posta al di là di un fiume, verosimilmente situato a sud di Padova e di Este, che fu attraversato dall’esercito di Vitellio, nel 69 d.C., con l’intenzione di fermare l’avanzata delle legioni di Vespasiano provenienti dall’Illiria e dalla Dalmazia.

Diversi anni dopo, in un passo del suo “De montibus, silvis, fontibus, lacubus, fluminibus, stagnis sei paludibus, de nominibus maris“, Boccaccio sostenne che sulla sponda sinistra del Po sorgesse una città che i suoi contemporanei già chiamavano Ferrara, ma che gli antichi chiamavano “Phorum Alieni“. Nessuno è in grado di dire a quali fonti si fosse ispirato per fare tali affermazioni, ma è opinione comune a molti storici che egli avesse preso spunto da un passo delle “Historie” di Tacito (Libro III, Capitolo VI), del quale vi abbiamo parlato nel precedente articolo.

PELLEGRINO PRISCIANO

Pellegrino Prisciano, archivista e bibliotecario presso la Corte di Ercole I d’Este, nel 1488 lavorò direttamente sui testi e sui documenti che in quel tempo facevano parte della biblioteca estense e nelle sue “Historie Ferrariae“, mai pubblicate, ebbe a scrivere due importanti osservazioni a tal proposito. Innanzitutto ritenne possibile l’ubicazione del “Forum Alieni” a San Giorgio, quindi pensò di aver trovato un collegamento fra il Forum e Ferrara. Infatti, nel primo libro delle suddette Historie (Bocchi, opera citata) si legge: “… Ab Foro Alieni igitur hoc nomine Ferrariolam volunt primis annis illis etiam fuisse dictam nec magis corrupte quam Fossumbronem pro Foro Sempronii et Forlimpopulum pro Foro Pompilii, quod satis etiam constat …”. Sempre a tal proposito, egli prese anche in considerazione un altro aspetto per spiegare la derivazione del nome di Ferrara, che legò all’irruenza delle acque del “Ferrariola flumen“, che scorreva nei pressi di Gaibana: “… a fortitudine aquarum Ferraria ipsa vocatur, quam fortitudine factum est Ferrariola flumen et per ipsum flumen vocata est Ferraria …”.

GIOVANNI BATTISTA NICOLUCCI

Giovanni Battista Nicolucci, detto anche “Il Pigna” in virtù dell’insegna ostentata davanti alla bottega da speziale del padre Nicoluccio, nacque a Ferrara nel 1530 e, a soli vent’anni, si laureò in Filosofia. In seguito divenne prima professore di Retorica e Lingua Greca presso la nostra università, quindi segretario alla Corte estense e, nel 1560, venne addirittura nominato “Riformatore”. Egli, a proposito del Foro d’Alieno, sostenne nella sua “Historia de’ Principi d’Este” (1570) che tale denominazione faceva riferimento a Tacito, riproponendo così la versione di quanto aveva letto a proposito della guerra civile di Roma, dell’anno 69 d. C., fra Vitellio e Vespasiano.

Egli, inoltre, fu dell’opinione che la denominazione discendesse dalla “Gens Aliena” ovvero dalla “Stirpe Aliena” che faceva capo ad Alieno Cecina, generale romano nativo di Vicenza, divenuto questore della regione Hispanica Betica, nel 68 d.C. (attuale Andalusia). Al momento della morte di Nerone, fu dapprima sostenitore di Galba ma, venendo poi accusato di appropriazione indebita di denaro pubblico, passò a sostenere Vitellio che, per la parte avuta nella Battaglia di Bedriago, un vicus romano sulla sponda sinistra del fiume Oglio, nei pressi dell’attuale Comune di Calvatone (CR), nel 69 d. C. lo nominò Console. Divenne così un membro attivo del Senato di Roma per ben dieci anni, fino a quando non venne accusato di congiura e condannato a morte da Tito.

ANTONIO FRIZZI

Antonio Frizzi, nato a Ferrara il 24 marzo 1736, viene ritenuto tra le figure più illustri del Settecento ferrarese. Ebbe quindici figli e morì nel 1800. Laureatosi in Giurisprudenza, divenne dapprima notaio, quindi archivista comunale. Pubblicò una “Guida del forestiero per la città di Ferrara” e, soprattutto, “Memorie per la storia di Ferrara“, dove mostrò di avere idee molto chiare riguardo a questo misterioso Foro d’Alieno, in quanto dedicò un intero capitolo, il XXXV, alla vicenda e lo intitolò “Foro d’Alieno preteso ov’è Ferrara“. Dichiarando come diverse persone avessero provato a sostenere che il Foro d’Alieno si trovasse nell’estrema parte nord del Polesine di San Giorgio, sottolineò il fatto che nessuno fu poi mai in grado di portare delle prove concrete al riguardo. Così si pose l’obiettivo di dimostrare che il Foro Alieno non si trovasse nella nostra provincia.

E citò subito Tacito, laddove narrava della guerra civile romana fra Vitellio e Vespasiano, ed evidenziò il seguente passo: “… Relictum Altini praesidium adversus classis Ravennatis <conatus>, nondum defectione eius audita. Inde Patavium et Ateste partibus adiunxere. Illic cognitum tris Vitellianas cohortis et alam, cui Sebosianae nomen, ad Forum Alieni, ponte iuncto, consedisse; placuit occasio invadendi incuriosos, nam id quoquenuntiabatur“, sostenendo che sarebbe l’unico documento ufficiale, per quanto si sapesse al suo tempo, che conservasse il riferimento al nome di “Foro d’Alieno“.

Citò quindi Boccaccio, in quanto, in un passo del suddetto “De montibus …” aveva riproposto, ben dodici secoli dopo, la tesi della corrispondenza del territorio di San Giorgio col Foro d’Alieno: “…bipartitur, et duo de se grandia flumina, quorum quoda dextris labitur, invento a sinistra insigni oppido, quod olim Phorum Alieni vocaverunt veteres, hodierni vero vocaverunt Ferrariam, iterum in duos dividitur fluvios …”. In pratica, qui si sostieneche sulla sponda sinistra del Po, riferendosi ovviamente ad un tempo anteriore alla rotta di Ficarolo, sorgesse una città che i suoi contemporanei già chiamavano Ferrara, ma che gli antichi chiamavano “Phorum Alieni“. E a tal proposito ricordò come tanti storici, anche assai illustri (Sardi, Giraldi, Pigna e Muratori), avessero attinto a piene mani a tale fonte. 

E citò anche “Peregrin Prisciano” (il Pellegrino Prisciani suddetto) il quale, verso la fine del XV secolo, si occupò della storia della nostra città, facendolo con documenti di prima mano, difficilmente raggiungibili dai più, in quanto egli era il Bibliotecario e l’Archivista ufficiale alla Corte di Ercole I d’Este. Per tutto il 1448 studiò quelle ingiallite carte e predispose per le stampa, ma senza mai pubblicarle, le “Historiae Ferrariae“. Stando a quanto riportato dal Frizzi, il Prisciani ammise l’esistenza di un Foro d’Alieno in corrispondenza della città di Ferrara in quanto dichiarò che egli ebbe modo di vedere una tavola topografica dell’Italia, donata agli ambasciatori veneti che parteciparono al Concilio di Basilea, convocato da papa Martino V, nel 1431. Essi l’avrebbero poi trasportata a Padova, presso il vescovo Jacopo Zeno che, a quel punto, sarebbe pure egli divenuto testimone di vista. Il Prisciano dichiarò di aver notato alcuni particolari: non vi era segnata la città di Venezia, mentre ricordava il nome di Ostiglia “…alla destra del Po che corre a Primaro …” e, ad una distanza di circa cinquantaquattro miglia più sotto c’era il suddetto nome “Foro d’Alieno” proprio in corrispondenza del luogo dove ora c’è Ferrara, mentre, proseguendo per una distanza simile si poteva leggere il nome di Ravenna (un miglio romano equivale a 1.478 metri).

Infine, citò Giraldi Cinzio (1504-1573), segretario ducale dal 1547 al 1561, il quale ebbe a dire che quella carta topografica era scritta in greco ed era logora e malconcia.

CONCLUSIONI: TRE ERRORI MACROSCOPICI

Il Frizzi arrivò così alle proprie conclusioni riguardo la suddetta “tavola topografica d’Italia” vista dal Prisciani, specificando che, al suo tempo, non c’era più traccia alcuna di quella carta, ma se fosse stata rinvenuta, sarebbe stata comunque piena di errori macroscopici: A) non sarebbe potuta mancare la città di Venezia, di cui si avevano notizie certe fine dal 421 d.C. (Chronaca Altinate, Johannes Daulo, Busta 13, da pag. 10, Archivio di Stato di Venezia – Ndr); B) Ostiglia non avrebbe potuto essere alla destra del Po, poiché è sempre stata alla sinistra, proprio come si vede nell’immagine allegata all’articolo; C) il Foro d’Alieno non era citato nella Tavola Peuntingeriana, anche se è pur vero che al tempo in cui questa tavola venne realizzata, il Foro d’Alieno avrebbe anche potuto essere stato distrutto da qualche esercito. La Tavola peuntingeriana è una carta del mondo costituita da undici mappe-pergamena, di cm 680 x 33, per uno sviluppo lineare di oltre sette metri, realizzata verso il 1265 su di una preesistente “tabula” romana voluta da Marco Vispanio Grippa (63 a.C.-12 a.C.), comandante supremo di tutte le legioni macedoni e il più importante generale di Ottaviano nella famosa Battaglia di Filippi (42 d.C.), divenuto console nel 37 d.C. e, dopo vent’anni, governatore della Siria.

IPOTESI: IL FORO D’ALIENO NON APPARTENEVA AL NOSTRO TERRITORIO

Giunto a questo punto, il Frizzi scardinò il castello delle precedenti credenze degli storici ferraresi più famosi e sostenne con grande fermezza che il Foro d’Alieno non si fosse mai trovato nel ferrarese. Per dimostrare ciò, prese in esame il famoso brano di Tacito (… Relictum Altini praesidium adversus classis Ravennatis <conatus>, nondum defectione eius audita. Inde Patavium et Ateste partibus adiunxere. Illic cognitum tris Vitellianas cohortis et alam, cui Sebosianae nomen, ad Forum Alieni, ponte iuncto, consedisse; placuit occasio invadendi incuriosos, nam id quoquenuntiabatur…) ed analizzò la battaglia avvenuta sul ponte, che vide impegnate da una parte tre coorti Vitelliane (circa 1800 soldati) ed un corpo di cavalleria costituito dall’Ala Scriboniana. Il Frizzi suppose che le truppe di Vitellio, per andare a contrastare quelle di Vespasiano, che stavano scendendo dalla Germania, fossero partite da Ravenna o da Bologna o, con maggior probabilità, dalla vicina Verona. Questo perché i Vitelliani, per appostarsi ad un supposto preesistente Foro D’Alieno, avrebbero dovuto percorrere un non facile terreno, coprire una ragguardevole distanza e costruire un ponte sopra un fiume che Tacito non nomina.

E Frizzi così congetturò che, se si fosse potuto trattare del fiume Po, il Foro d’Alieno sarebbe stato alla sinistra di esso, ovviamente rispetto al corso tenuto dal fiume nel suo viaggio verso il mare Adriatico. Durante la battaglia che ne scaturì, molti riuscirono a salvarsi, poiché ebbero il tempo di ripassare il ponte e di tagliarlo alle loro spalle. Lo sviluppo di tale vicenda stava dunque a dimostrare che il Foro d’Alieno era alla sinistra di quel fiume che qui era stato congetturato poter essere il Po. Ma se il Foro d’Alieno fosse stato oltre il Po, non avrebbe certamente potuto essere dalle parti di San Giorgio, ove si è sempre pensato che avesse dovuto trovarsi.

Ma sulla sponda sinistra del Po non vi erano altro che “… gorghi, valli e paludi …”, che andavano dalla Val Marina alla Val Fosca, da Lago di Maria a Lago Oscuro! Ma se questa era la situazione di quel territorio e se quel fiume fosse stato veramente il Po, i Vitelliani non avrebbero certamente avuto la possibilità ed il tempo di gettare un ponte su di esso! Le cronache ricordano che la rivolta dei Vespasiani era iniziata a luglio, in Egitto, e da lì si sparse in quasi tutto l’impero. Guidati da Antonio Primo e Arrio Varro, si portarono dapprima su Aquileia e quando iniziarono ad oltrepassare le Alpi si ebbe notizia che Vitellio inviò contro di loro il comandante Alieno Cecina, il quale andò ad attenderli sul Po, fra Ostiglia e Cremona. Dunque, sempre secondo il Frizzi, la battaglia del ponte doveva essere avvenuta in questo frangente di tempo anche perché, già ad ottobre, Alieno Cecina aveva proposto ai suoi uomini di passare con i congiurati. Ora, dati i tempi che avrà certamente richiesto una marcia forzata fra quei terreni e la costruzione di un ponte in grado di sorreggere il passaggio di un intero esercito, ben difficilmente si sarebbe potuto costruire celermente un ponte sul Po.

A dir il vero, la cosa avrebbe anche potuto essere stata possibile per i soldati di Roma, poiché abbiamo un esempio concreto in tal senso: il 20 maggio del 1782 si riuscì ad approntare un ponte di 45 barche sul Po, all’altezza di Pontelagoscuro, per consentire il passaggio del Pontefice Pio VI, di ritorno da Vienna.

Ma al tempo della suddetta guerra fra Vitelliani e Vespasiani, quei luoghi risultavano decisamente assai poco popolati, e ben difficilmente sarebbe stato possibile rinvenire in breve tempo tutte quelle grosse imbarcazioni che erano necessarie per costruire un ponte sul Po. E se è pur vero che parte della flotta imperiale era alla fonda a Ravenna, e da lì si sarebbero potuto spedire ad Alieno Cecina tutto il necessario all’impresa, il loro comandante Lucilio Basso covava il seme del tradimento ed anelava ad unirsi agl’insorti. Il Frizzi, a questo punto, avvalorando le tesi dell’Alessi, suppose che i pretoriani di Vitellio fossero dunque partiti da Verona ed avessero gettato il ponte o sul fiume Adige o sull’altro fiume che scorreva dalle parti di Este. E così, negli anni che seguirono, altri storici si schierarono dalla parte del Frizzi, e credettero d’individuare il Foro d’Alieno ora a Frassaneo di Padova, ora a Montagnana.

E SE AVESSE FATTO TUTTO ALIENO CECINA?

Dal latino, sappiamo che la parola “Forum” significa “Foro o piazza o mercato“. Ad esempio, il “Forum Romanum” è il Foro Romano nel quale si tenevano le adunanze pubbliche e si amministrava la giustizia. Ed ancora il “Forum Augusti” era il Foro di Augusto mentre il “Forum Caesaris” era il Foro di Cesare, cioè fatto costruire da Cesare. Invece, il “Forum Piscarium” era il luogo ove si svolgeva il mercato del pesce, mentre il “Forum Olitorium” era il luogo ove avveniva il mercato delle erbe.

E il Frizzi, citando prima Sigonio, che pensava ai fori come luoghi nei quali risiedessero i tribunali per le varie province, poi il Maffei, che alludeva ad “oscuri vici” nei quali si tenevano i mercati periodici detti “nundine” e le fiere, propose la sua soluzione: fu lo stesso Alieno Cecina a fondare il Forum Alieni, cioè il Foro d’Alieno che, a questo punto, si era venuto a trovare proprio dietro la casa di Alieno Cecina, essendo egli nativo del vicentino. In tal modo il Frizzi sposò la tesi del Pigna, secondo cui il toponimo discendeva dalla Gens Aliena, ovvero dalla stirpe Aliena che faceva capo ad Alieno Cecina.

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