Regata: il legame con Melara

Melara-21-agosto-2008-Losi-premia-PalomboIn occasione della diciottesima edizione della Festa della Zucca tenutasi a Melara (Ro), dal 13 al 24 agosto 2008, una parte della macchina organizzativa della Regata Ducale di Ferrara venne colà invitata dal sindaco Francesco Losi (http://www.comune.melara.ro.it) e dal dott. Nicola Testoni, organizzatore ed animatore di molte manifestazioni melaresi, nonché vicepresidente di Mellaria, l’associazione culturale presieduta dall’amico e storico locale Raffaele Ridolfi (http://www.mellaria.eu).

LA FESTA DEL TORTELLO

In occasione dell’VIII edizione del Tortello d’oro, ebbimo il grandissimo onore di far parte della Giuria di qualità, chiamata ad esprimere il proprio giudizio sui tortelli preparati da tre ristoranti delle province di Rovigo, Mantova e Ferrara e precisamente: Le Spigolatrici di Quistello (MN), la Corte Vallona di Castelnuovo Bariano (RO) e La Casona di Ferrara. Quell’anno si aggiudicò il prestigioso titolo il Ristorante Tigelleria “Corte Vallona“, con 469 punti; al secondo posto arrivò il ristorante “La Casona” e, al terzo posto, si piazzò il ristorante “le Spigolatrici”.

GLI OSPITI

All’appuntamento, oltre al sottoscritto, vi era una folta rappresentanza ferrarese: Vainer Merighi, presidente dell’Ente Palio di Ferrara, Daniele Palombo, sindaco di Vigarano Mainarda accompagnato dall’assessore dello stesso comune Barbara Paron, Vincenzo Iannuzzo, regista e membro del team organizzativo della prima Regata Ducale di Ferrara, il quale ha consegnato di persona agli organizzatori ed al sindaco alcuni oggetti simbolici legati alla nostra manifestazione fluviale. Alla simpaticissima serata erano anche presenti il dott. Fausto Merchiori, sindaco di Rovigo ed Emanuela Munerato, parlamentare della Lega Nord Padania per la VII Circoscrizione del Polesine (Veneto 1), componente dell’XI Commissione Lavoro Pubblico-Privato e della XII Commissione Affari Sociali (visibile nella terza foto).

STORIA DELLA FESTA

Qui, dal 13 al 24 agosto, si svolse questa incredibile festa dedicata alla regina delle cucurbitacee e che, di solito, richiama ogni anno, fin dalla prima edizione del 1991, migliaia di persone provenienti non solo dal Veneto, ma anche dalle attigue Lombardia e ed Emilia. Diciassette anni fa, quando tutto ebbe inizio, vi era solo uno sparuto gruppo di volontari melaresi pronti ad investire sulla bontà dell’idea: animare la stagione estiva con una manifestazione legata a prodotti tipici di queste zone.

LA SCOMMESSA

Prese così consistenza l’idea di scommettere tutto sulla zucca e sul prodotto culinario ad essa legato: il tortello. Gli inizi, come spesso accade, non furono molto promettenti, anche a causa delle ristrette disponibilità economica, ma sicuramente si dovranno ringraziare calorosamente coloro che decisero di andare avanti, rimboccandosi le maniche e rischiando di persona e, ancor di più il ringraziamento dovrà essere rivolto a quelle brave massaie che si resero disponibili fin da subito per preparare a mano le meravigliose specialità culinarie melaresi e, soprattutto, migliaia e migliaia di tortelli, seguendo una ricetta della tradizione gastronomica locale tramandata di generazione in generazione: le buone idee viaggiano quando incontrano brave persone che le fanno viaggiare.

CAPITALE POLESANA DELLA ZUCCA

Così, anno dopo anno, la manifestazione continuò a crescere, coinvolgendo sempre più persone disposte a lavorare nella grande macchina organizzativa e, grazie soprattutto all’enorme successo decretato dalla gente, questa piccola comunità rodigina, posta quasi al crocevia di tre province (Rovigo, Mantova e Ferrara), arrivò ad essere incoronata “Capitale polesana della zucca“. Negli ultimi tempi, dopo tanta pubblicità arrivata nelle famiglie grazie ai numerosi articoli giornalisti, nonché ai servizi radiofonici e televisivi (Rai Tre, Telestense, TeleArena), la locale Pro Loco riuscì ad avviare una collaborazione con alcune associazioni di volontariato, di rilievo nazionale, come la Fondazione A.N.T. (l’Associazione Nazionale Tumori), il Puer e Aiutiamoli a vivere, due associazioni che si impegnano tuttora per cercare di garantire una speranza in più ai bambini bielorussi, segnati dal disastro nucleare di Chernobyl del 1986.

In questo modo gli stands di tali associazioni iniziarono a diventare una presenza fissa alla festa, ovviamente in compagnia di altre associazioni locali come il Gruppo di dècoupage, gli apicoltori polesani, gli intagliatori di zucche, lo stand del maestro d’arte Mario Bragazzi, con le sue fedelissime riproduzioni in cartapesta, legno e metallo dei mestieri e nelle arti melaresi del passato. Ma anche altre iniziative simpatiche e curiose, come ilConcorso della zucca gigante, il cui vincitore viene insignito del bizzarro titolo di Re Zuccone del Polesine.

Da un paio di anni, nel mese di aprile, presso l’Agriturismo Ca’ del nonno di Melara, la locale Pro Loco distribuisce, a tutti coloro che ne fanno richiesta, speciali semi di zucca, gentilmente forniti dal Club Maspiano di Sale Marasino (BS) che, dal 1983, organizza un concorso nazionale nel segno delle zucche giganti. Tali semi, piantati nel terreno ai primi di maggio, possono generare piante con frutti di dimensioni enormi. Colui che presenta alla Festa della Zucca la cucurbitacea più pesante dell’anno riceve dalle mani della Regina delle Zucche lo scettro e la corona di Re Zuccone. La singolare iniziative, giunta quest’anno alla settima edizione, ha fatto vincere il primo premio ad una zucca da ben 256,1 kg.

LEGAME CON LA REGATA DUCALE

bastione-di-Melara-Corografia-Ducato-Gnoli-1645La strada che ci condusse colà è presto detta: il Comune di Melara, in virtù del suo glorioso passato nel Ducato di Ferrara, venne scelto tra i comuni invitati ad aderire alla prima edizione della nostra manifestazione fluviale, altrimenti conosciuta come “Palio sull’acqua“. Si dovevano scegliere, infatti, fra le tante titolate e meritevoli località dell’antico Ducato di Ferrara, quelle maggiormente rappresentative di una chiara “identità estense” e, al tempo stesso, non si doveva tralasciare quel sottile “equilibrio regionale” che aveva condotto gli Estensi ad amministrare territori così lontani e tanto diversi fra loro.

Questi criteri ci portarono ad optare per otto comuni, suddivisi fra tre province: Rovigo, rappresentato da Melara (bandiera verde, rematore Nazzareno Valentini) ed Adria (bandiera azzurra, rematore Claudio Cavallari). Ravenna, rappresentata da Fusignano (bandiera rossa, rematore Adolfo Mezzogori) e Cotignola (bandiera gialla, rematore Armando Mezzogori). Ferrara, rappresentata da Portomaggiore (bandiera grigia, rematore Maurizio Farinelli), Vigarano Mainarda (bandiera nera, rematore Gaetano Farinelli), Bondeno (bandiera blu, rematore Nazzareno Cavalieri) e Ro Ferrarese (bandiera bianca, rematore Franco Mezzogori).

Per la cronaca, ad aggiudicarsi il primo bellissimo trofeo, preparato per l’occasione dal maestro ceramista Alberto Lunghini, fu l’imbarcazione di Ro Ferrarese; alle sue spalle giunse la barca di Cotignola mentre terzo arrivò il sandalo di Melara. Subito dopo la cerimonia della premiazione, durante la cena in Darsena, ci eravamo ripromessi di incontrarci nuovamente a Melara, in occasione della Festa della Zucca, in quanto quasi nessuno dei miei amici e collaboratori aveva avuto la fortuna di conoscere tale manifestazione prima di allora.

MELARA E L’ENFITEUSI DEL 1155

melara-ducato-di-ferrara-anno-1719-giovanni-benettiIl legame tra Melara e Ferrara ha origini antichissime ed assai robuste, addirittura precedenti al dominio estense, risalendo al 25 novembre 1155, quando Melara passò dal dominio pavese a quello ferrarese  attraverso un rogito redatto dal notaio Rolando, della chiesa di San Giorgio, alla presenza di 15 testimoni, per la maggior parte consoli di Ferrara. L’acquirente fu Grifone, ventinovesimo vescovo di Ferrara, al quale furono cedute da Cencio “Abbate”, di San Salvatore di Pavia, a titolo di enfiteusi. (Per approfondimenti, dai quali ho largamente attinto per la stesura di questo specifico paragrafo dell’articolo, si consiglia la lettura dell’eruditissima ricerca di Don Sante Magro, edita postuma nel 2003 con il contributo del Comune di Melara ed ottimamente curata da Carlo Marangoni, Raffaele Ridolfi e Paolo Tommasi  “Storia dell’Alto Polesine, con speciale riguardo su Melara”).

L’ENFITEUSI

melara-1719-giovanni-benettiL’enfiteusi è un diritto di godimento su un’altrui proprietà e, fra i diritti su cosa altrui, è quello di maggiore contenuto, al punto da essere sempre considerato come una forma di “piccola proprietà”. Secondo la dottrina  dominante, è il proprietario ad avere un diritto subordinato a quello dell’enfiteuta, tant’è che tuttora si ritiene che il cosiddetto “dominio utile” spetti all’enfiteuta, a differenza del caso di usufrutto, in cui il dominio utile spetta al nudo proprietario. Una conferma si ha nella disciplina del rinvenimento del tesoro, che spetta al nudo proprietario in caso di usufrutto, mentre spetta all’enfiteuta nel caso di enfiteusi.

L’enfiteusi è un diritto perpetuo e quando anche fosse previsto un termine, non potrebbe avere una durata inferiore a venti anni. Di norma, l’enfiteusi ha per oggetto sia i fondi rustici che i fondi urbani. Sul fondo l’enfiteuta ha la stessa facoltà di godimento che spetta ad un proprietario, ma con due obblighi ben definiti: apportare un miglioramento al fondo e corrispondere al nudo proprietario (concedente) un canone periodico (denaro o una quantità fissa di prodotti naturali).

Nel nostro caso specifico la somma da pagare fu di 500 denari lucchesi e di 10 libre, nonché una pensione annua di 5 soldi lucchesi, da pagarsi nel mese di marzo di ogni anno. La libbra è un’unità di misura di massa e di peso, di origine romana, il cui nome deriva dal latino “libra” ovvero “bilancia”. Da Carlo Magno in avanti la parola denotò pure una moneta, anche perché l’uso di unità di peso come unità monetario era assai comune nel mondo antico (libbra d’oro e libbra d’argento). Da questo nome derivò il nome della nostra Lira.

MELARA E IL VESCOVADO DI FERRARA

Tra i beni che erano stati incamerati dal Vescovo di Ferrara in seguito a questa vendita, legata alla suddetta enfiteusi, vi erano i “Diretti ed utili domini“, consistenti nelle proprietà in cui si esercitava il potere spirituale (chiesa, monastero e cimitero) ed il governo del territorio (abitazione del governatore, corte e fortezza) ed i “Diretti e non utili domini“, consistenti nei fondi agricoli che venivano annualmente dati in coltivazione e dai quali provenivano le Decime sacramentali.

In pratica, avvenne però che il Vescovado di Ferrara divenne quasi amministratore “in toto” del popolo e del territorio, esercitando non solo il potere spirituale, ma anche quello temporale, ovvero “civile”, potendo giudicare le persone, emettere bandi e costringere i lavoratori a riconoscere l’Abbate come il superiore ed il padrone. A tutto ciò, a far data dal 4 marzo 1315, si aggiunse anche il potere giudiziario, poiché in quella data venne pubblicato un bando di Guido dal Cappello, quarantaquattresimo vescovo di Ferrara (“Statuta perDominum Epoiscopum Ferrariae edita in Villis Mellariae, Bragantini, bariani et Trecentae“), nel quale si affermava che le ville suddette erano sottoposte alla giurisdizione spirituale e temporale, nonché al dominio del vescovo suddetto.

Nello stesso atto vennero fondate la Visconteria di Melara (comprendente Bergantino e Bariano) e la Visconteria di Trecenta: ovvero, furono istituiti due Visconti, cioè dei “Vice-comite“, ovvero dei “Vice-comandanti” del vescovo; questi due ufficiali erano chiamati ad esercitare il potere giudiziario e civile, cioè amministrativo.

I Visconti esercitavano il potere con l’aiuto di ben precise figure: innanzitutto, ogni sei mesi, nominavano il Massaro il quale, aiutato da un “Consiglio di buoni uomini“, nominava un Guardiano (uomo di fiducia per la custodia del paese e delle terre), un Bussolaro (deputato alla sorveglianza dei pesi e delle misure dei venditori), un Giurato (deputato alla sorveglianza e alla denuncia dei portatori di armi vietate), un Accusatore (deputato alla sorveglianza dei trasporti delle merci oltre i confini, con facoltà di denuncia dei contravventori), un Banditore (detto anche Comandatore, deputato all’ufficio di Nunzio e di pubblicatore degli ordini vescovili) e, infine, due Estimatori (deputati alla stima degli eventuali danni arrecati alle terre di proprietà vescovile).

Tutte queste persone potevano iniziare il loro mandato solo dopo aver prestato giuramento di fedeltà davanti al Visconte o al vescovo di Ferrara. Il popolino, per contro, era tenuto alla strenua difesa dei diritti vescovili e alla rinuncia dal richiedere giustizia ad altri all’infuori del Vescovo di Ferrara, pena la confisca dei beni e la cacciata perpetua da quelle terre. Il Vescovo, nell’esercizio del suo potere assoluto o “ad suae arbitrium voluntatis”, poteva anche accrescere, commutare o diminuire le pene. Tale esercizio della Visconteria, che si protrasse fino al 1645, anno in cui fu mutata in Governo, non cambiò di una virgola nemmeno durante il dominio diretto degli Estensi (1393-1598) i quali, da accorti amministratori di beni enfiteutici ed allodiali quali erano, si guardarono bene dall’entrare in contrasto con la Chiesa e riconobbero il Vescovo quale “padrone assoluto” in virtù del principio della “pari investitura fra pari”.

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